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Terrazze sul mare bianco falerio un pizzico di mondanità



Iniziamo con Torre di Palme, centro collinare sorto nell’alto Medioevo ad opera dei Monaci Eremitani di S. Agostino. La posizione e la struttura ben conservata le conferiscono un particolare fascino. Si affaccia sul mare quasi come una Falesia offrendo uno stupendo belvedere. Tra le strette vie, gli archi, i sottoportici, le piazzette fiorite e gli infiniti scorci, meritano una visita la Chiesa di S. Maria con opere di pittori marchigiani del XIV e XV sec. La chiesa parrocchiale S. Agostino con polittico di Vittore Crivelli.Le tre località, laPedona, Moresco e Monterubbiano, poste sulla sommità del colle che delimita a Nord la Valle dell’Aso offrono una forte suggestione visiva su dolci colline e verdi valli e sul mare sottostante. Di origine medievale, hanno conservato pressochè intatto l’impianto e le architetture originarie.Lapedona, un centro “murato”, ha una porta d’ingresso verso mare sovrastata da merli ghibellini. Sul punto più alto del paese sorge un imponente torrione pentagonale, mentre le tre belle chiese romaniche di Madonna Manù, S. Pietro e S. Quirico attestano una intensa presenza benedettina sul territorio a partire dall’alto medioevo. L’antica tradizione del ferro battuto E’ continuata dal laboratorio di Marco Diomedi che esegue su commissione qualsiasi oggetto possa essere realizzato con questo metallo.Moresco, “Paesino di fiaba”, antico castello sorto a difesa dalle invasioni barbariche (i Mori, da cui il suo toponimo). Il Castello E’ noto ben oltre i confini regionali per la bellezza della sua posizione sulla valle per lo stato di conservazione e per la sua imponente torre eptagonale.Monterubbiano fu la “Urbs-Urbana” dei Romani e fu distrutta nel secolo V dai Goti. Risorse per opera dei Benedettini e dei Forfensi. Nel 1176 fu saccheggiata dai soldati del Barbarossa e nel 1182 incendiata dai Fermani. Nel 1446 subì l’occupazione di Francesco Sforza che la fortificò, prima di passare definitivamente alla chiesa. Circondata da un imponente cinta muraria racchiude al suo interno chiese romane e gotiche, antichi palazzi, uno storico teatro ed un importante museo archeologico.Petritoli ebbe origine dai Monaci Farfensi intorno al 1000 col nome di Castel Rodolfo; quindi divenne Petritoli dalla fusione dei tre castelli di Petrosa, Petrania e Petrollavia. Originale e tipica E’ la Porta composta da tre archi gotici e serrata da torri cilindriche che dà l’ingresso al paese. In Borgo Vecchio figura anche l’antico nucleo abitato con edifici che hanno portali ad arco, cornici in cotto trecentesche o in terracotta. In Piazza Castello una Torre Civica seicentesca anch’essa tipica per la singolare fattura, all’ombra della torre la bottega del pittore FRANCO TIZI. Il convento delle Clarisse E’ ora sede del Palazzo Comunale, la facciata E’ decorata in laterizio del 1621. Da visitare anche il Teatro dell’Iride, piccolo gioiello d’architettura del 1873, restaurato.L’aggettivo di Piceno non poteva essere usato più appropriatamente che per la cittadina di Belmonte. Nel territorio di questo Comune, infatti, sono stati trovati i resti di una necropoli preromana, precisa testimonianza che genti picene furono insediate in questo spazio. Da oltre 300 tombe sono stati rinvenuti reperti archeologici di grande valore storico, che la Sovraintendenza Anconetana non ha tardato a trasferire nel Museo del capoluogo marchigiano. Le origini del Castello potrebbero risalire al “castrum Belmontis novum“, la cui dizione fa pensare ad una appartenenza del fortilizio ai signori di Belmonte; ma questa prima struttura civile e militare venne poi distrutta e messa a fuoco, e dai suoi resti sorse il Castello di epoca comunale dalla caratteristica forma allungata, proprio sulla sommità del colle. Per tale posizione Belmonte fu centro di rilievo soprattutto nel periodo dominato dalle gesta dei capitani di ventura, e sino al 1800 inoltrato mantenne tale sua peculiarità.VINO FALERIO DEI COLLI ASCOLANIZona di produzione: tutto il territorio collinare della provincia di Ascoli Piceno. Il vino prende il nome dall’antica città di Faleria Picenus, l’Attuale Falerone. Il Falerio E’ conosciuto da almeno un millennio ed era molto famoso in epoca imperiale romana. Uve: Trebbiano toscano fino all’80% con aggiunte di Passerina, Verdicchio, Malvasia toscana, Pinot bianco e Pecorino. Gradazione minima: 11,5ù, di colore paglierino piuttosto chiaro, profumo delizioso ma molto sottile, sapore secco con spiccata acidità, molto beverino.

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